Recarsi nello studio di uno Psicologo quando ci si trova ad affrontare una separazione o un divorzio è tutt’altro che infrequente. In molti casi si richiede il supporto per i figli, ma non è insolito che sia uno dei due partner a richiedere il sostegno o, addirittura, che sia la coppia stessa a chiedere un aiuto, perché, come disse Cigoli “La separazione diviene un lavoro di coppia, come insieme ci si lega, così insieme ci si separa”. I dati statistici evidenziano, in Italia, sia una diminuzione dei matrimoni che un aumento delle separazioni e dei divorzi, oltre ad una minor durata dei rapporti stessi. L’instabilità della società contemporanea si traduce in una maggior instabilità dei nuclei famigliari, nei quali, la parola “crisi” è all’ordine del giorno. Eppure, nonostante le separazioni siano ormai diventate eventi abituali, la loro frequenza non è sufficiente a renderle esperienze meno laceranti e dolorose… Accettare la fine di un amore resta un’elaborazione psicologica tra le più complesse, legata al paradosso: “con te sto male, ma senza di te sto peggio”. Questo perché, solitamente, si arriva a concretizzare l’idea di avviare una separazione solo quando, ormai, la vita coniugale è altamente infelice, ma, in quel momento, pensarsi separati è ancor più doloroso. Alla fine di questo lento ed estenuante processo di esacerbazione della crisi coniugale emerge sempre più chiara l’esigenza di una rottura definitiva.


“COME SIAMO ARRIVATI A QUESTO PUNTO?”: LA CRISI CONIUGALE

Che la parola crisi venga utilizzata nella sua accezione negativa (in quanto “catastrofe”) o nella sua accezione positiva (in quanto “evoluzione”), in entrambi i casi si tratta di un cambiamento e di un passaggio a qualcosa di diverso da ciò che era prima. E quasi mai si parla di un fulmine a ciel sereno: vi sono sempre segnali e sintomi che testimoniano la sofferenza della coppia, seppur spesso, nonostante la coppia si stia già “separando” a livello emotivo, si continui a stare insieme. Aumentano i silenzi e le litigate, la vita sessuale perde di qualità (o la si perde del tutto), i punti di vista sembrano essere sempre più distanti… Ci si butta nell’abitudine, nel lavoro, a volte nell’alcool o nelle droghe oppure negli amanti, per nutrire il bisogno di sentirsi ancora vivi, nonostante tutto…


MA ALLORA PERCHE’, SI CONTINUA A RIMANERE INSIEME?

Se sono entrambi i partner a rendersi conto che si è, ormai, una “coppia di facciata” (che esiste fuori ma che è vuota ed immobile dentro) il processo di presa di coscienza è tendenzialmente più veloce, mentre, se è solo uno dei due partner ad ammettersi l’effettiva realtà della situazione il processo è, solitamente, più lento, in quanto l’altro partner continua ad alimentare l’illusione dell’amore, vivendo nei ricordi del passato e nella lusinga di un futuro magicamente diverso. Spesso è il senso del dovere a fare da collante, insieme al non voler ammettere un fallimento, a se stessi, ai propri genitori o ai propri figli… Al resto del mondo… Si preferisce recitare un copione e mettere una maschera piuttosto che seguire il proprio Io, che urla la necessità di un cambiamento che, per quanto spaventi, non può più aspettare. Oltre al senso del dovere ed alla difficoltà ad ammettere un fallimento, tra le principali trappole mentali che immobilizzano davanti all’idea di un divorzio (e che vengono sovente sviscerate nello studio dello Psicologo) vi sono:

  1. Gli ostacoli pratici: il mutuo, la gestione dei figli, la casa, i soldi...

  2. Le paure: il timore di non saper affrontare il dolore, la paura della solitudine e del cambiamento...

  3. L’educazione ricevuta dalla famiglia e dal contesto di origine.

  4. Il dolore: che non si vorrebbe provare né far provare all’altro e alle persone care.

  5. Il rimorso e i sensi di colpa per i propri errori.

  6. Il giudizio, proprio ed altrui.

  7. L’idea che si ha di sé e della propria identità: destrutturare la famiglia significa destrutturare se stessi.

  8. La dipendenza economica (nel caso in cui uno dei due partner non sia indipendente dal punto di vista economico).

  9. Le paure per i figli (nel caso ve ne siano): queste sono, comprensibilmente, tra le principali motivazioni che mantengono una coppia unita nonostante il distacco emotivo. Per approfondire l’argomento puoi leggere l’articolo “I figli durante separazione e divorzio”.



DAL DOLORE DELL’ABBANDONO ALLA RINASCITA

La fine di un rapporto rappresenta una vera e propria lacerazione dell’anima, rimane tra le esperienze più dolorose che un individuo può sperimentare in una vita, addirittura equivalente all’elaborazione di un lutto, in quanto i processi psichici legati alla perdita, al cambiamento, all’accettazione ed alla rielaborazione della propria persona e della propria vita sono i medesimi (seppur di diversa natura). E per quanto i coniugi possano essere arrivati ad odiarsi e ferirsi a vicenda, difficilmente la separazione viene vissuta da subito come una liberazione, anzi, nella maggior parte dei casi, negli step successivi all’allontanamento, i protagonisti vivono periodi di forte insicurezza personale e di marcata instabilità emotiva. E’ inverosimile aspettarsi di non soffrire e non generare sofferenza in seguito ad un divorzio, ma vi sono alcune importanti consapevolezze che è bene non dimenticare:

  1. La vita e la nostra identità vanno incontro, durante tutto l’arco della vita, a numerose ristrutturazioni: il passaggio da bambini ad adulti, l’entrata nel mondo del lavoro, la nascita di un figlio, lutti più o meno importanti da affrontare, separazioni e così via…


  2. Ogni ristrutturazione porta con sé una certa dose di dolore e di fatica, ma ogni ristrutturazione è anche simbolo di rinascita e cambiamento. Ogni fine ci obbliga a lasciare andare qualcosa ma ci permette di fare spazio a qualcos’altro. Ogni cambiamento è un’opportunità che, se gestita nel modo giusto, può diventare l’inizio di qualcosa di nuovo e magari più adatto alla propria persona.


  3. Ci saranno alcune fasi che è necessario affrontare (la negazione, l’abbandono, l’indifferenza, la rabbia, il senso di colpa, la fragilità…), ma dopo averle attraversate ci si rende conto che vi è un mondo di opportunità al di là del matrimonio e, soprattutto, ci si accorgerà di essere persone diverse, maggiormente consapevoli di se stesse, con più autostima e meno disposte a scendere a compromessi che incatenano. Si esce sempre cambiati da un divorzio, si rinuncia all’altro, ma spesso, si ritrova se stessi.


IL RUOLO DELLO PSICOLOGO

Così come ogni persona è unica, allo stesso modo ogni separazione è diversa dalle altre, per questo sarà compito primario dello Psicologo comprendere le necessità ed i bisogni relativi alla specifica situazione che gli si presenta davanti e plasmarcisi di conseguenza, attivando percorsi che potranno essere anche molto diversi tra loro. Basti pensare all’enorme differenza di scenario che si prospetta a seconda che ad entrare nello studio dello Psicologo sia un solo partner, entrambi o i loro figli…


Se vuoi approfondire i meccanismi e le peculiarità della crisi di coppia puoi leggere l’articolo “crisi di coppia”.

 

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