Indubbiamente la tendenza comune è quella di considerare le mani come controllate esclusivamente dall’emisfero controlaterale ma in realtà per molte attività, se non per tutte, quest’affermazione è da considerarsi assolutamente semplicistica in quanto la maggior parte dei movimenti manuali sono assistiti in gran parte dal movimento delle braccia, caratterizzate, al contrario, da un controllo squisitamente bilaterale.

Infatti, persino il termine dominanza manuale non può effettivamente considerarsi corretto dal momento che una preferenza per un arto superiore può essere facilmente osservata non solo in attività che coinvolgano principalmente le dita o il polso della mano, come nella scrittura, ma anche in attività che coinvolgono tutta la parte superiore del braccio ed il corpo intero, tipo il lancio o la presa di oggetti (Newman, 1934; Watson & Kimura, 1989).
Kimura e Davidson (1975) dimostrarono che in un esercizio di battitura a macchina la superiorità del braccio destro e della spalla era marcata tanto quanto quella delle mani (il che era assolutamente inatteso visto che la dominanza manuale era collegata solo al controllo della muscolatura distale).
Ed ancora, non solo i movimenti del braccio superiore sono controllati bilateralmente: recenti studi, basati su differenti metodologie, incluse EEG (Urbano e Co., 1996), PET (Shibasaki e Co., 1993), MRI (Kim e Co., 1993; Li e Co., 1996), e TMS (Wasserman e Co., 1994), hanno indicato come, nei soggetti umani, il controllo corticale non sia mai esclusivamente controlaterale (neppure se limitato al movimento di un singolo dito), in particolare per attività ad alto valore cognitivo. Da ciò ne consegue che i comportamenti associati con azioni di abilità della mano preferita, generando una diffusa attivazione di aree cerebrali, siano mediati dai circuiti che coinvolgono entrambi gli emisferi cerebrali e non confinati in un solo emisfero.

È stato per lungo tempo considerato possibile che, in seguito ad un danno cerebrale unilaterale, le vie del motore ipsilaterale potessero contribuire al recupero del soggetto (Gooddy & McKissock, 1951; R.D.Jones e Co., 1989). Se così fosse, perché le suddette vie non dovrebbero essere collegate, in ugual misura, al grado di abilità manuale in un cervello sano? Uno scarso controllo ipsilaterale della mano non preferita rispetto alla mano preferita potrebbe aiutare a spiegare l’inferiorità nelle performance di abilità. Tuttavia ricerche condotte su pazienti split-brain (Gazzanica, 1967; Zaidel & Sperry, 1977; Trope e Co., 1987) hanno indicato che il controllo dell’emisfero ipsilaterale sulla mano destra è qualitativamente inferiore rispetto al controllo ipsilaterale sulla mano sinistra.

Chen e colleghi (1997), a seguito dei loro studi, affermarono che la corteccia motoria ipsilaterale sia “coinvolta nel controllo dei movimenti di precisione delle dita, con l’emisfero sinistro che gioca un ruolo maggiore rispetto a quello destro”. Detta affermazione tuttavia non è ben in linea con il fatto che (nei soggetti destrimani) il grado di dominanza destra sia determinato dalla variazione di abilità della mano sinistra.
Studi di neuroimmagini (Kawashima e Co., 1993; Dassonville, 1997) e studi MEG (magnetoencefalografia) mostrano che, durante movimenti unilaterali, la parte sinistra dell’emisfero sinistro del sistema che controlla la mano nei soggetti destrimani (il contrario dicasi per i mancini –vedi Li e Co., 1996) è attivato in misura maggiore rispetto alla parte destra dell’emisfero destro. Insieme alle scoperte anzidette, ciò implica che le vie metaboliche ipsilaterali potrebbero essere soggette ad inibizioni, probabilmente attraverso meccanismi appartenenti al sistema callosale. In seguito ad un’analisi su lavori con soggetti split-brain, Zaidel e Sperry (1977) giunsero a tale conclusione “sembrerebbe che il controllo motorio volontario dalla mano ipsilaterale, nell’uno o nell’altro emisfero, avvenga non solo tramite vie ipsilaterali dirette ma anche attraverso le fibre callosali verso centri motori controlaterali dell’emisfero opposto”.

Che il corpo calloso possa inibire la comunicazione tra i due emisferi cerebrali è stato proposto da un considerevole numero di autori (vedi Cook, 1984; Hoptman & Davidson, 1994; Chiarello & Maxfield, 1996), sebbene gli effetti interemisferici mediati dal corpo calloso potrebbero anche essere di natura euforizzante (Mayer, 1995). Visto che, da una ricerca sugli animali, sembra che il corpo calloso non rivesta un ruolo primario quale tramite nelle rappresentazioni corticali delle dita (Jenny, 1979; Rouiller e Co., 1994), è probabile che l’eccitazione o l’inibizione interemisferica avvenga tra le aree piuttosto che tra le cortecce motorie primarie.

L’assenza congenita del corpo calloso è associata, per lo meno in alcuni casi, con una menomazione nel controllo delle dita (Reynolds & Jeeves, 1977; Meerwaldt, 1983). È, dunque, possibile che il corpo calloso non partecipi nella complessa funzione tra il sistema controlaterale ed ipsilaterale? Potrebbe non essere irrilevante il fatto che vi sia un’associazione statistica tra la preferenza di una o dell’altra mano e la dominanza dell’occhio. Entrambe le forme di preferenza potrebbero condividere il medesimo meccanismo dal momento che la mano e l’occhio sono entrambi connessi a percorsi incrociati e non. La dominanza oculare sembrerebbe avere bisogno di un meccanismo di inibizione; perché non, allora, la dominanza manuale?

Ricerche con ratti (Rosen e Co., 1989) ed umani (Aboitiz e Co., 1992) indicano che il numero di fibre (di un particolare diametro) presente in una determinata regione del corpo calloso sia collegato, in misura inversamente proporzionale, al grado di asimmetria destra-sinistra nelle regioni corticali associate; Annett (1992) ha sottolineato alcuni parallelismi tra abilità manuali ed asimmetria nel planum temporale.
Se le differenze di performance tra le mani sono indubbiamente connesse in qualche modo ad asimmetrie anatomiche cerebrali (vedi Steinmetz e Co., 1991), e pertanto alla connettività callosale, allora ci si aspetta che il corpo calloso e la preferenza manuale siano funzionalmente connessi.
Differenti tipologie di studi (Hicks, 1974; Byrd e Co., 1986; Parlow & Kinsbourne, 1989) indicano che gli effetti transcallosali da un emisfero all’altro potrebbero in alcuni casi essere asimmetrici e, sicuramente, vi sono indicazioni nella letteratura secondo cui effetti dovuti a trasferimenti interemisferici differiscono a seconda che si tratti di soggetti mancini o destrimani.

Tempo fa Beaton (1985) avanzò l’ipotesi che fattori collegati all’attenzione potessero essere coinvolti nella concordanza tra differenti manifestazioni della dominanza manuale e, più di recente, avanzò l’ipotesi (Beatson e Co., 2000) secondo cui i cambiamenti collegati all’età per determinati aspetti relativi a manifestazioni di lateralizzazione potessero essere collegati a funzioni del corpo calloso inerenti all’attenzione o all’allocazione delle risorse.
Una cosa è certa: andrebbe considerata con maggior attenzione la possibilità dell’influenza della funzione del corpo calloso sulla manifestazione della dominanza manuale.

Psicologo Bologna Tania Braga Psicologo Bologna Tania Braga