La salute organizzativa viene, generalmente, intesa come l’insieme dei nuclei culturali, dei processi e delle pratiche organizzative che animano la convivenza nei contesti di lavoro promuovendo, mantenendo e migliorando il benessere fisico, psicologico e sociale delle comunità lavorative (Avallone, Paplomatas, 2005).
Lo studio della salute organizzativa è riconducibile alla tradizione culturale e di ricerca di discipline diverse che, spesso, hanno operato con modesti livelli di integrazione (Griffiths, Schabracq, 2003). In ambito psicologico, la psicologia cognitiva ha fornito contributi nelle aree dei processi psicologici, quali i processi cognitivi ed emotivi, la percezione, l’apprendimento, la personalità, le differenze individuali, la fatica, lo stress, le strategie di coping oltre a contributi di carattere metodologico finalizzati alla misurazione dei costrutti. La psicologia dello sviluppo ha prodotto conoscenze sui diversi stadi della vita e sulle conseguenti implicazioni nella dinamica dello sviluppo professionale e della carriera. La psicologia sociale si è occupata, prevalentemente, delle dinamiche dei gruppi lavorativi, del supporto sociale e dell’integrazione persona-ambiente. La psicologia del lavoro e delle organizzazioni ha sottolineato, come temi prediletti di ricerca, lo stress lavorativo e la fatica, le caratteristiche della posizione e delle mansioni, la qualità dei processi, l’autoefficacia personale e collettiva, la psicologia della personalità e della motivazione, le variabili organizzative che influenzano la salute e gli interventi nel settore della gestione delle risorse umane. Altri contributi diretti e indiretti al miglioramento del benessere organizzativo derivano dall’ampia letteratura sullo sviluppo organizzativo.
Non solo: l’insieme delle discipline che possiamo ricondurre all’ingegneria e alle scienze tecnologiche hanno, nel corso del tempo, proposto numerose soluzioni finalizzate ad assicurare la migliore integrazione tra sistemi sociali, sistemi tecnologici e singoli prestatori di lavoro. Gli esempi più consistenti in questo settore -talora realizzati in collaborazione con psicologi- si riferiscono all’ergonomia (progettazione delle macchine, degli strumenti, degli ambienti); alla tecnologia della sicurezza (rischi di sicurezza di impianti, macchine, strumenti e di altri aspetti dell’ambiente lavorativo); all’igiene lavorativa (rischi di salute a lungo termine legati a specifiche attività e contesti lavorativi).
Dal canto loro, la sociologia, la scienza politica e l’antropologia culturale hanno prodotto significativi contributi sui ruoli, sulle variabili strutturali delle organizzazioni, sulle dinamiche del potere e sulla rilevanza delle culture organizzative sulla salute. Altri elementi di conoscenza derivano dalle scienze mediche e biologiche, in particolare sulla fisiologia della salute, sullo stress, sulle patologie da lavoro e sui relativi trattamenti.
Non mancano, infine, studi che enfatizzano le influenze della struttura economica dell’intero paese e della singola organizzazione; dei sistemi giuridici e contrattuali, dell’assetto politico; dei valori di una comunità sulla salute organizzativa. Sebbene ci si trovi in presenza di contributi diversi per tradizioni disciplinari, paradigmi di riferimento e metodologie impiegate, sembra, tuttavia, possibile rintracciare alcuni temi centrali ed in buona parte condivisi, che contraddistinguono la ricerca e l’intervento nel settore della salute organizzativa.