“Il datore di lavoro, in relazione alla natura dell’attività dell’azienda ovvero dell’unità produttiva, valuta tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, anche nella scelta delle attrezzature di lavoro e delle sostanze o dei preparati chimici impiegati, nonché nella sistemazione dei luoghi di lavoro” –Pelliccia–

La valutazione dell’influenza del contesto lavorativo sulla salute dei soggetti membri ha riguardato l’attenzione di diverse discipline scientifiche fin dagli inizi. Da principio la relazione organizzazione-benessere veniva analizzata considerando il modo in cui le scelte organizzative si collegavano alle condizioni di salute, intese in un’accezione biomedica. Lo studio si è poi sviluppato secondo due prospettive diverse ma convergenti, confluite in quel territorio di mezzo che è diventata la moderna ergonomia: un’interfaccia di collegamento tra gli orientamenti delle discipline biomediche che guardano il corpo al lavoro, da un lato, e gli indirizzi delle discipline sociali applicati al soggetto lavoratore, dall’altro.

Da allora, altri passi sono stati compiuti: la riflessione sulla salute è stata sottratta al dominio medico e nuovi approcci di conoscenza ed intervento sono emersi a considerare il corpo nella sua integrità biopsichica e quale parte del sistema somato-psico-sociale. Nell’epoca postmoderna il tema della salute assume un’ulteriore connotazione particolare, perché sono differenti rispetto ad allora le nostre rappresentazioni del corpo, del lavoro e dei contesti (sociale, culturale, economico, politico e organizzativo) in cui si colloca la loro relazione.

Tra i concetti principali si ritrovano vari enunciati:

 

  1. La salute non ha semplicemente a che fare con il benessere psicofisico ma è spinta verso un’evoluzione che interessa i temi del rischio e della vulnerabilità sociale;

  2. La salute non è uno stato individuale ma richiede una considerazione secondo le politiche di gestione dei beni collettivi;

  3. La gestione della salute discende da logiche razionali che possono produrre, loro malgrado, effetti non intenzionali di malessere e malattia;

  4. La salute è un processo sociale comprensibile sul piano analitico grazie al ricorso a meccanismi esplicativi che collegano variabili di natura sia micro che macrosociale;

  5. La condizione di salute legata al lavoro organizzato ha a che fare in modo congiunto sia con l’oggettività del sistema sia con la fenomenologia del mondo soggettivo.


Così, appare ben chiaro come il tema “organizzazione e benessere” richieda una nuova forma di convergenza tra il sapere sulla salute e quello sull’organizzazione.

Psicologo Bologna Tania Braga Psicologo Bologna Tania Braga